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ESSERE GENITORI


Quando ero bambina mi dicevano che “essere genitori era il mestiere più difficile”.. non avevo mai capito cosa volessero veramente dire con questa frase!

Forse inizio a capirlo ora che, con un figlio di 11 anni mi ritrovo davanti un bambino che bambino non vuole più essere. Un bambino un po' cresciuto che sfugge, che mente, che vuole fare cosa non sa, ma forse vuole essere aiutato.. o vuole vivere la sua vita?

Io non lo riconosco, lo scopro dietro alle sue inutili bugie e mi sento arrabbiata, delusa e profondamente, intimamente triste e impotente..

Così decido di parlargli, di aprirmi, di fargli sapere come mi sento, quello che provo, ma non per farlo sentire in colpa; ma per ragionare a voce alta, per portare fuori pensieri non ben elaborati, e poi per chiedergli cosa vuole, cosa si aspetta che io faccia per lui..

Mi hanno insegnato a dividere le cose in “giuste” o “sbagliate”, a catalogare tutto in “questo è bene”, “questo è male”... ma siamo sicuri che poi sia proprio così? O semplicemente esistono solo delle esperienze? Come genitore dovrei fare che cosa? Continuare a portare avanti la tradizione ed inculcare in mio figlio gli stessi principi che hanno messo in testa a me? Non è forse vero che un concetto lo fai tuo solo nel momento stesso in cui lo vivi, trai le tue conclusioni e impari da te medesimo? Qualcuno un giorno mi ha detto: -Dai il consiglio, illustragli tutte le possibilità che gli si aprono davanti continuando per quella strada e quelle che gli si aprirebbero cambiando direzione.. ma poi lasciagli la libertà di decidere da solo quale percorso intraprendere.

In questo momento le mie possibilità sono due: da un lato potrei esercitare un controllo esasperato, ingabbiarlo dentro a regole di orari ferrei da rispettare, doveri e divieti..

dall'altro potrei lasciarlo andare, vedere fino a dove vuole arrivare, assistere inerme mentre sbatte la testa dentro muri che io conosco già.. ma dicono che amore è lasciare liberi di vivere la propria vita.. allora è questo che significa..

ma davanti a tutto questo ci sono le miriadi di emozioni che mi attraversano il cuore, la sofferenza che deriva da quell'amore che mi esplode dentro mentre lo guardo prendermi in giro, pensare che io non sappia, che io non veda. Ma oltre all'amore viaggiano la rabbia, la delusione, l'orgoglio ferito..

E allora gli chiedo “ma tu, preferisci che ti stia addosso e che ti controlli o vuoi essere lasciato libero di vivere la tua vita?.. poi lo guardo e gli dico: “beh.. detta così..” così cambio domanda e gli chiedo: “ma tu, cosa ti aspetti che io faccia?”

e la sua risposta è stata “mi aspetto che tu mi aiuti..”

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