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TROVARE IL PROPRIO CAMMINO

Quando non si ha ancora bene le idee chiare su quale strada intraprendere è sufficiente aspettare che le cose arrivino da sole perchè esiste sempre un cammino da intraprendere che ci porta inesorabilmente verso l'Obbiettivo.

Sta a noi saper leggere gli indizi per non sbagliare strada e non perdere troppo tempo. Il primo indizio da prendere in considerazione è dato dalla sensazione di gioia che nasce spontanea in noi quando siamo nella direzione giusta.

Allora occorre procedere e restare vigili a tutto ciò che accade per continuare a comprendere. Per “restare vigili” intendo non solo a ciò che accade fuori di noi, ma soprattutto a ciò che avviene dentro di noi.

Occorre prestare attenzione ai pensieri, alle sensazioni e cercare di comprendere se sono dovute alla mente che cerca di dribblarci oppure ad un conflitto in atto tra noi e la nostra parte più profonda.

La mente teme ciò che non conosce e spesso cerca di distoglierci dalla via che percorriamo perchè non sa dove ci porterà e quindi vuole ancorarci a ciò che già conosce, anche a costo di creare ristagno e quindi sofferenza.

Se questa è la situazione in cui ci troviamo, possiamo scegliere se andare oltre i nostri limiti, riconoscendo la nostra paura per quello che è, oppure cercare di investire energia in un atto di coraggio e fare il salto che ci permette di spiccare il volo verso un gradino più avanti del nostro cammino.

Altre volte, invece, la sofferenza che proviamo è data da un conflitto in atto tra il nostro ego e ciò che siamo realmente.

E il metodo più semplice e immediato che la nostra Anima conosce per attirare la nostra attenzione è quello della sofferenza.

Il dolore può esprimersi attraverso un senso di vuoto, di tristezza, di disagio.. tutte sensazioni che dovrebbero indurci a portare l'attenzione su noi stessi per meglio comprendere dove stiamo sbagliando.

La mente ha una influenza sul piano fisico e ciò che viene pensato e provato ripetutamente avrà delle ripercussioni sul corpo della persona. Da questo si può dedurre che osservando l'aspetto emotivo e mentale si può intuire il tipo di blocco che avverrà nel corpo energetico e che si ripercuoterà sul fisico.

La malattia è quindi una modalità del corpo per richiamare l'attenzione della persona su di sé. E' un'allarme che indica che è arrivato il momento di fermarsi e di guardarsi dentro.

E' la nostra Anima che ci vuole dire qualcosa e per comprenderla occorre saper osservare i suoi segnali.

La malattia contiene un messaggio che usa un linguaggio universale, quello dei simboli.

Infatti niente viene a caso, l'organo che viene colpito, l'intensità e la durata della malattia, sono tutti segnali da tenere in considerazione per poter comprendere che cosa stiamo sbagliando.

Partiamo dal presupposto che l'uomo possiede un'Anima, una scintilla divina che ci guida lungo la strada che dobbiamo percorrere sulla base degli obbiettivi che dobbiamo perseguire.

Il conflitto nasce quando personalità e Anima sono in contrasto, quando non c'è collegamento. Questo conflitto causa infelicità e un senso di malessere.

Cresce in noi la necessità di cambiare qualcosa. Questo bisogno ci porta ad attraversare una crisi. Essa racchiude in sé l'opportunità di migliorare noi stessi e la visione che abbiamo della nostra vita per riallinearci con il nostro Progetto Esistenziale.

Con il termine “Progetto Esistenziale” parlo del nostro cammino, del nostro percorso, dell'obbiettivo della nostra esistenza.

Spesso il non comprendere quale esso sia ci causa sofferenza, confusione e uno stato generale di malessere.

Per capire se quello che facciamo è giusto, oppure se stiamo solo perdendo tempo, occorre chiederci qual'è la cosa che ci attrae maggiormente, domandarci cos'è che ci dà gioia, che ci diverte e che ci fa star bene. Quella è la cosa da fare.

Anche se osserviamo la natura, ci accorgiamo che ogni pianta, ogni insetto, ogni creatura ha un suo proprio compito da svolgere e, facendolo, aiuta e arricchisce l'intero universo.

Ci hanno insegnato, già da quando siamo bambini che dobbiamo fare anche se non ne abbiamo voglia, perchè “prima viene il dovere e poi il piacere”, oppure che “un bel gioco deve durare poco”. Ma siamo sicuri che debba essere proprio così? Fare le cose che non ci piacciono, obbligarci a “fare” perchè ci hanno detto che così è giusto.. giusto per chi?

Io credo che comunque la vita sia un gioco, che sia bene fare ciò che ci sentiamo di fare se quello che facciamo ci nutre e ci dona la gioia di vivere e l'entusiasmo per andare avanti.

Ecco perchè occorre prestare attenzione alle proprie sensazioni. Nel momento stesso in cui insorge uno stato di malessere, è indispensabile fermarsi e chiedersi cosa c'è che non va nella nostra vita, cos'è che ci rende infelici. Siccome ci hanno insegnato a chinare la testa e che la vita è sofferenza, spesso ci rassegniamo agli eventi, belli o brutti che siano, e li viviamo come “passeggeri distratti” di una vita che gli altri ci hanno costruito addosso. Ma ci siamo dimenticati che questa vita è la nostra, che siamo noi a doverne prendere le redini, con la consapevolezza che noi, e solo noi, siamo gli unici artefici del nostro destino. Anche se poi, a ben guardare, siamo sempre e comunque solo noi a crearci anche la condizione di “passeggeri distratti”.. ma questo è un altro discorso...

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